(Teleborsa) - Con un'inflazione nell'area euro balzata a maggio al nuovo massimo dell'8,1% anno su anno, quattro volte superiore all'obiettivo della BCE, è scontato che Francoforte decida di agire nella riunione del 9 giungo. Sembrano ormai cosa fatta la fine del quantitative easing (QE) entro luglio e l'indicazione di un rialzo dei tassi a luglio, mentre rimarrà una certa flessibilità nel cammino dei mesi successivi. La guidance dovrebbe infatti indicare l'uscita dal territorio negativo, ma la Banca centrale europea potrebbe non specificare il passo dei successivi aggiustamenti, viste le opinioni divergenti all'interno del consiglio direttivo sulla necessità di implementare un aumento dei tassi di 50 punti base. La BCE presenterà anche le proprie stime trimestrali, che dovrebbero evidenziare un'inflazione di almeno il 2% per il 2024.
"Dopo la fase restrittiva intrapresa nello scorso dicembre, dove gli acquisti obbligazionari sono stati gradualmente ridotti (con l'interruzione di acquisti netti di asset nell’ambito del PEPP e l’annuncio di una data termine degli acquisti netti previsti dal PAA), la BCE potrebbe quindi essere pronta a compiere un passo ulteriore verso la normalizzazione - ha spiegato Vivek Bommi, Head of European Fixed Income di AllianceBernstein - Manovre incrementali, basate su gradualismo, opzionalità e flessibilità: questa la strategia per mantenere aperte le opzioni della BCE al mutare delle variabili economiche e aggirare il rischio recessione".
Gli analisti sono concordi nell'escludere che il primo aumento dei tassi sia di 50 punti base, mentre ciò non può essere escluso per il mese di settembre. "Innanzitutto, la Banca Centrale Europea si è detta favorevole ad un approccio graduale - fa notare Gergely Majoros, membro del Comitato Investimenti di Carmignac - Inoltre riteniamo che sia improbabile iniziare alzare subito i tassi dello 0,5%, per le stesse ragioni per cui la FED non ha optato per un incremento dello 0,75%. Detto questo, dati particolarmente forti sull’inflazione a giugno aumenterebbero in modo significativo la probabilità che il primo aumento dei tassi si attesti allo 0,5%. In più, gli investitori non dovrebbero escludere un aumento dello 0,5% più avanti, in particolare a dopo settembre, quando le previsioni a medio termine saranno nuovamente riviste".
Nonostante un significativo rallentamento dell'economia, gli analisti ritengono per il momento probabile che quest'anno non ci sarà una recessione. "Le prospettive della BCE sono incerte in entrambe le direzioni - ha affermato Roxane Spitznagel, Economista di Vanguard - In caso di effetti a cascata, ci aspettiamo che la BCE abbia un atteggiamento più aggressivo rispetto al nostro scenario di base. D'altro canto, un divieto di vendita del gas russo potrebbe causare una recessione nell'area dell'euro, nel qual caso prevediamo una interruzione del ciclo di rialzo dei tassi. In questo scenario sarebbe possibile un potenziale rilancio del QE, soprattutto in caso di frammentazione del mercato".