(Teleborsa) - In una giornata di cali generalizzati per i mercati azionari europei, tra le società che perdono di più in borsa ci sono quelle più esposte in Russia e Ucraina, che quindi potrebbero essere colpite negativamente da un conflitto su larga scala o da sanzioni più dure da parte dell'Occidente sul paese guidato da Vladimir Putin. Bisogna comunque sottolineare che l'economia russa è sottoposta da anni a sanzioni e le imprese che operano in questo mercato si sono quindi già dovute confrontare con misure simili. Nelle scorse ore, prima dell'invasione operata nella notte, diversi commentatori internazionali avevano infatti parlato di sanzioni timide da parte di UE e USA fin qui, appunto perché la Russia le ha già sperimentate in passato.
La guerra in Ucraina e le sanzioni penalizzano maggiormente le aziende che realizzano parte dei loro ricavi in Russia. Guardando a Piazza Affari, uno dei titoli sotto osservazione è Maire Tecnimont. Il gruppo attivo nella trasformazione delle risorse naturali, nella relazione sui primi nove mesi del 2021, aveva evidenziato il peso percentuale dei ricavi prodotti in Europa Extra UE (51,7%) che rifletteva "lo sviluppo delle attuali attività in Russia". Secondo Equita, la società realizza il 25% dei propri ricavi in Russia attraverso una controllata e quindi le sanzioni potrebbero avere un impatto sui nuovi progetti.
La società di scarpe e capi di abbigliamento Geox, nella relazione sui primi nove mesi del 2021, aveva comunicato che la Russia pesa per il 9% sul fatturato totale del gruppo ed era stato uno dei paesi più in crescita (ricavi in aumento del +44% sui nove mesi 2020 e del +11% sui nove mesi 2019). In un report, Intesa Sanpaolo sottolinea l'esposizione alla Russia di Geox e Brunello Cucinelli (il peso della Russia è del 5% sul totale del fatturato), ma anche che le due aziende non hanno joint venture con partner russi. Nel comunicato sui conti preliminari 2021, Brunello Cucinelli ha specificato che la Russia "in tutti questi mesi ha contributo in maniera importante alla nostra crescita in Europa".
Buzzi Unicem, attivo sul mercato del cemento, ha registrato un fatturato di 158,1 milioni di euro in Russia nei primi nove mesi del 2021, in crescita rispetto ai 152,4 milioni di euro dello stesso periodo del 2020. Si tratta di oltre il 6% del fatturato consolidato del gruppo. "La significativa svalutazione del rublo (-10,7%) ha influenzato la traduzione dei risultati in euro; espresso in valuta locale il fatturato sarebbe aumentato del 14,8%", sottolineava il gruppo italiano nella relazione sui primi nove mesi del 2021.
Nel diffondere i risultati preliminari 2021, Pirelli ha comunicato nella giornata di ieri che, "con riferimento all'inasprirsi della crisi Russia-Ucraina" ha condotto "una prima analisi tenendo in considerazione che il costo del petrolio e dell'energia resti agli attuali livelli da marzo 2022 a fine anno, oltre a potenziali impatti sulle operations locali correlati all'import ed export da e verso la Russia di materie prime e prodotti finiti". In tale scenario, stima che le guidance sulla redditività e sulla generazione di cassa si posizionerebbero nella parte bassa del range (circa 890 milioni l'EBIT Adjusted e circa 450 milioni di euro la generazione di cassa ante dividendi).
Preoccupazione anche per il mondo bancario, in quanto gli istituti di Italia, Francia e Austria sono i prestatori internazionali più esposti al mondo nei confronti della Russia, secondo i dati della Banca dei regolamenti internazionali (BRI). JPMorgan ha evidenziato che le banche europee con filiali in Russia sono le più a rischio di sanzioni, citando UniCredit, RBI, Société Générale e ING. Equita evidenzia che UniCredit realizza il 2,9% dei ricavi nei Paese, "con un utile netto di 180 milioni, pari al 6% dell'utile netto adjusted del 2021".
Intesa Sanpaolo ha esaminato l'esposizione al mercato russo delle società italiane sotto la sua copertura. Tra le società industriali più esposte cita Maire Tecnimont con il 25% dei ricavi, Buzzi Unicem con il 10%, Lu-Ve con il 7,6% dei ricavi, Recordati con il 4,5%. Seguono con oltre il 3% dei ricavi Sit e Prima Industrie. Il 3% dei ricavi, invece, Pirelli, il 2% Comer Industries, l'1,5% Interpump, l'1,3% Biesse, l'1% Seco.