(Teleborsa) - Rimarcando "l'eccezionale capacità attrattiva del patrimonio costiero nazionale", con le sentenze 17 e 18 pubblicate lo scorso 9 novembre il Consiglio di Stato ha stabilito che a partire dal 31 dicembre 2023 "tutte le concessioni demaniali dovranno considerarsi prive di effetto, indipendentemente da se vi sia, o meno, un soggetto subentrante nella concessione". Oltre tale data non ci sarà alcuna possibilità di proroga ulteriore, neanche per via legislativa, e il settore sarà comunque aperto alle regole della concorrenza. Una dead line fissata per consentire alla PA di "intraprendere sin d'ora le operazioni funzionali all'indizione di procedure di gara", e per "consentire a Governo e Parlamento di approvare doverosamente una normativa che possa finalmente disciplinare in conformità con l'ordinamento comunitario il rilascio delle concessioni demaniali". Un impegno che, a tre mesi di distanza, il governo intende onorare. All'indomani della mozione di indirizzo di Fratelli d'Italia contro la direttiva Bolkestein, la questione delle concessioni balneari sarà discussa oggi in Consiglio dei ministri con l'obiettivo di individuare nuove misure ad hoc.

L'esecutivo punta a evitare che la procedura di infrazione europea si traduca in una maxi-sanzione, tutelando, allo stesso tempo, gli interessi legittimi. Quella che si prospetta – come ha assicurato pochi giorni fa il ministro del Turismo Massimo Garavaglia è una soluzione che "protegga il settore" attraverso la tutela degli interessi delle imprese a conduzione familiare tipiche del comparto e degli investimenti finora sostenuti. Ma se i partiti di maggioranza concordano sulla necessità di una riforma della normativa sulle concessioni demaniali marittime che dia certezze al settore e tuteli imprese e lavoratori, non c'è una posizione condivisa sul fronte delle soluzioni. Prima della riunione del Cdm il ministro per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini, incontrerà i rappresentanti di Regioni, Anci e Upi, per condividere le linee guida del provvedimento al quale sta lavorando l'esecutivo. La riforma delle concessioni balneari attesa oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri – secondo quanto si apprende da fonti di governo – dovrebbe essere introdotta con un emendamento al disegno di legge delega sulla concorrenza, attualmente all'esame del Senato.

Lega e Forza Italia si battono sulla necessità di garantire i diritti acquisiti, il Movimento cinque stelle è favorevole all'avvio delle gare pubbliche, mentre il Pd chiede di affrontare la questione "senza guerre ideologiche".


"È ingiusto svendere le coste italiane agli operatori esteri, mentre noi non possiamo fare nulla all'estero. Non c'è reciprocità delle norme" tuona il presidente di Assobalneari, Fabrizio Licordari. Al centro, per Assobalneari, vi è la questione della mappatura. "Nel decreto concorrenza si richiama un importante passaggio, cioè la mappatura. È un passaggio importante – spiega Licordari – perché se la risorsa non è scarsa la direttiva non si applica. Se ci sono tante coste libere, la direttiva non si applica. In Italia è certamente così, ci sarà il 50 per cento delle coste libere. Se vogliamo affrontare con serietà questo problema, dobbiamo partire dal risultato certo della mappatura, altrimenti vuol dire che c'è un disegno criminoso e con la scusa delle direttive si vogliono liquidare i beni nazionali". Una denuncia arriva anche da Federbalneari Italia che ha avviato un'attività di mappatura con il proprio centro studi per supplire alle lacune esistenti. "Il Governo ha esteso la riforma delle concessioni balneari anche a laghi e fiumi (legge 13 ottobre 2020, n. 126) ma nella mappatura dell'esistente non ha tenuto conto dei (grandi) numeri che riguardano queste realtà e che modificano drasticamente la prospettiva di tutta l'impalcatura regolatoria" sottolinea Federbalneari in una nota, a firma del presidente Marco Maurelli, indirizzata al presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi.

Come ricordato dal Consiglio di Stato, la perdurante assenza di un'organica disciplina nazionale delle concessioni demaniali marittime genera una situazione di grave contrarietà con le regole a tutela della concorrenza imposte dal diritto dell'Ue, perché consente proroghe automatiche e generalizzate delle attuali concessioni (l'ultima, peraltro, della durata abnorme, sino al 31 dicembre 2033), così impedendo a chiunque voglia entrare nel settore di farlo.