(Teleborsa) - Quinto giorno e quinta fumata nera: si ferma a 382 voti Elisabetta Casellati, ufficialmente candidata oggi dal centrodestra. "E' il profilo più alto dopo quello di Sergio Mattarella", con queste parole, Matteo Salvini in conferenza stampa aveva comunicato la scelta di far confluire oggi i propri voti sulla Presidente del Senato, seconda carica dello Stato. Mossa che non è affatto piaciuta al centrosinistra.
"Consideriamo la unilaterale candidatura della seconda carica dello stato, peraltro annunciata a un'ora dalla quinta votazione, un grave errore - così Pd, M5s e Leu al termine del vertice dei 3 leader -. Per il rispetto che si deve alle istituzioni, oggi esprimeremo un voto di astensione nella formula "presente non votante".
Cinque fumate nere, vertici, strategie e bluff per tornare, alla fine, al giro di via? Sponsorizzata con insistenza nei mesi scorsi, la candidatura di Mario Draghi al Colle si è “stranamente” inabissata nei giorni più caldi delle votazioni, sparendo (quasi completamente) dai radar. Una strategia per arrivare a dama proprio all’ultimo giro? Secondo osservatori e analisti sembra proprio di sì.
Una eventuale nomina della Casellati, e, più in generale, di qualsiasi altro nome non condiviso con gli alleati – avrebbe significato, infatti, anche la fine dell’esecutivo. Proprio in quest’ottica, la seconda carica dello Stato per molti è stata l’agnello sacrificale” per tornare alla casella di via, riportando così in auge il nome dell'attuale Premier Mario Draghi, defilato nelle ultime ore che potrebbe sferrare la zampata vincente proprio all’ultimo giro.
Oppure, in una sorta di “ le abbiamo tentate tutte ma non ci siamo riusciti”– potrebbe toccare proprio al Presidente in carica Mattarella salvare la faccia ai partiti, accettando - ob torto collo - quel bis che fino ad oggi ha sempre rispedito al mittente. Insomma, alla fine, potrebbe essere Mattarella il successore di se stesso.