(Teleborsa) - La Brexit è ormai alle porte. È previsto nel pomeriggio il voto del Parlamento Europeo per la ratifica sull'accordo raggiunto tra Londra e Bruxelles: domani sarà la volta della procedura scritta da parte del Consiglio Europeo che anticipa di 24 ore il giorno dell'addio del Regno Unito all'UE che avverrà formalmente il 31 gennaio.
In mattina l'attuale rappresentante permanente del Regno Unito presso l'Unione europea, Tim Barrow, ha consegnato nelle mani del Segretario generale del Consiglio Europeo, Jeppe Tranholm-Mikkelsen, il documento ufficiale contenenti gli strumenti della ratifica della Brexit.
Dal 1° febbraio, con la Gran Bretagna ufficialmente un Paese terzo, partiranno le trattative per un accordo commerciale totale.
La delegazione europea, guidata da Michel Barnier, ha già chiarito saranno serrate e senza alcun passo indietro da parte di Bruxelles che vuole in particolare risolvere la questione più delicata: la gestione del confine in Irlanda del Nord.
Barnier ha infatti ricordato che si saranno "controlli indispensabili" per i beni che passeranno da Belfast prima di approdare in Europa. "Capisco che tutto questo possa generare paure di risvolti economici negativi, ma la Brexit sfortunatamente ha delle conseguenze che dobbiamo gestire", ha dichiarato. "La Brexit non è finita: è l'ora per il secondo round, ma il tempo a disposizione è poco", ha aggiunto.
"Non ci saranno compromessi sul mercato unico. Mai, mai, mai", aveva già chiarito Barnier in un discorso alla Queen's University di Belfast tenuto il 27 gennaio. "Lasciare il mercato unico, lasciare l'unione doganale avrà conseguenze. E quello che ho visto ... nell'ultimo anno, è che molte di queste conseguenze sono state sottovalutate nel Regno Unito. Ora dobbiamo affrontare la realtà", ha concluso
"Dal 1° febbraio 2020, il Regno Unito sarà così un Paese terzo, ma restano da risolvere una serie di problemi e c'è grande incertezza sulle future relazioni commerciali", commenta il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, che, come molti, chiede più tempo per le trattative.
"Una proroga del periodo transitorio risulta assolutamente necessaria – sottolinea il presidente della Confagricoltura. Ipotesi che, al momento, è esclusa dal Regno Unito. Senza un accordo sulle future relazioni commerciali, a partire dal 1° gennaio 2021, ci sarebbe il ripristino dei controlli doganali e l'applicazione dei dazi previsti dall'Organizzazione mondiale del commercio sui prodotti agroalimentari. A tutti gli effetti, una hard Brexit differita. In aggiunta - conclude Giansanti - non sarebbe più assicurata sul mercato britannico nessuna tutela alle indicazioni geografiche protette".
Confagricoltura ricorda che le importazioni del Regno Unito di prodotti agroalimentari dalla UE ammontano a circa 40 miliardi di euro l’anno. L’import dall’Italia è di 3,4 miliardi, di cui circa il 30% è costituito da prodotti a indicazione geografica protetta.
Nel periodo 2001-2017, la presenza del made in Italy agroalimentare sul mercato britannico è aumentata del 43 per cento. Vini, ortofrutticoli e formaggi sono i prodotti più apprezzati dai consumatori britannici.