(Teleborsa) -

NO all'incremento dell'IVA anche se in forma selettiva, in cambio di meno IRPEF.

A dirlo è la CGIA di Mestre che esprime la sua netta contrarietà a questa ipotesi che pare stia prendendo forma tra i tecnici del Ministero dell'Economia. Una posizione quella dell'Associazione degli Artigiani Piccole Imprese Mestre che arriva in risposta ad alcune indiscrezioni che paventavano questa soluzione. Rumors poi smentiti dal vicepremier Di Maio che li ha etichettati come fake news.

Gli artigiani mestrini ricordano che, nell'ipotesi peggiore, se non verranno recuperati entro la fine di quest’anno 12,4 miliardi di euro, l'aliquota ordinaria passerà dal 22% al 24,2%, mentre quella ridotta dal 10% all'11,5%. Non solo. Se non verrà disinnescato l'aumento, dal 2019 l'Italia sarà il Paese con l'aliquota IVA ordinaria più elevata dell'area dell'Euro. Dall'attuale 22%, infatti, si passerà al 24,2%. Questo balzo ci consentirebbe di scavalcare tutti e di posizionarci in testa alla classifica dei più tartassati dalle imposte indirette.

Dalla sua apparizione ad oggi, infatti, sono trascorsi 45 anni. L'aliquota ordinaria dell'IVA è stata introdotta per la prima volta nel 1973 e fino a quest'anno è aumentata 9 volte. Tra i principali Paesi della zona euro siamo quello in cui è cresciuta di più: ben 10 punti, un record, ovviamente, che nessuno ci invidia. Se nel 1973 l'aliquota era al 12%, ora si attesta al 22%, con un aumento, più sopra, di ben 10 punti. Seguono la Germania, con una variazione di +8 punti (era all'11% adesso si attesta al 19%), l’Olanda, con un aumento di 5 punti (era al 16% è al 21%). L'Austria e il Belgio, con degli aumenti registrati nel periodo preso in esame rispettivamente del +4% e del +3%. La Francia è l'unico Paese che non ha registrato alcun incremento).