(Teleborsa) - La sfida di Salvini all'Europa per i 177 migranti a bordo da 4 giorni della nave militare della Guardia Costiera "Diciotti" si fa dura: "O l'Europa decide seriamente di aiutare l'Italia in concreto, a partire ad esempio dai 177 immigrati a bordo della nave "Diciotti", oppure saremo costretti a fare quello che stroncherà definitivamente il business degli scafisti. E cioè riaccompagnare in un porto libico le persone recuperate in mare".
Il Ministro non dice però, come ripetutamente ricordato più volte dalla Commissione europea, che nessuna nave di un paese membro può riportare migranti in Libia perché violerebbe la Convenzione di Ginevra che vieta i respingimenti e perché la Libia non è considerato porto sicuro.
Quel che è certo è che a bordo della nave "Diciotti" del Corpo Guardia Costiera della Marina Militare italiana di sono 177 naufraghi. Anche se non si vogliono considerare con questo "stato" ma immigrati clandestini, sempre di naufraghi si tratta, in quanto raccolti da un barcone alla deriva in mezzo al Mediterraneo, seppur in zona Malta, col reale rischio di affondare. Sono stati tratti a bordo della nave italiana in una zona di mare di competenza de La Valletta, che non si sarebbe minimamente preoccupata della sorte cui andavano incontro i malcapitati passeggeri del barcone. Ma che avrebbe dovuto fare il comandante della "Diciotti"? Far finta di non vedere, allontanarsi e lasciare i poveretti al triste destino che li attendeva?
Il comandante della "Diciotti" si è semplicemente comportato come qualsiasi marinaio, degno di questo nome, avrebbe fatto. La "Diciotti", rifiutata da Malta, ha così diretto prua verso l'isola di Lampedusa, territorio dello Stato per cui l'unità militare presta il proprio servizio. Ma, divieto di approdo anche in italia. il Ministro dell'interno e vice Premier Salvini sul "tema sbarchi" è inflessibile.
Son già quattro giorni che la "Diciotti" prende tempo con "macchine avanti adagio", giusto per evitare di essere sballottata alla deriva con ancor più disagi per quanti, profughi ed equipaggio, si trovano a bordo. Nell'attesa che "Qualcuno" ordini al comandante il da farsi. Comandante che è militare, e che come tutti quelli come Lui che fanno parte di Corpi con le stellette, non ha altro che obbedire agli ordini di chi è "sopra di Lui".
Il Ministro per le Infrastrutture e Trasporti, Danilo Toninelli, ed è colui che dispone della competenza sui porti, ha sposato la linea di Salvini, e fa la voce dura contro Malta, che a sua volta replica attraverso il suo Ministro: "Se si tratta di salvataggio, devono andare a Lampedusa". Bel modo, viene da osservare, di comportarsi di fronte a un'emergenza. Per i maltesi, evidentemente, l'intervento della "Diciottti" nelle loro acque non era affatto necessario. nessuno era in difficoltà, nessuno rischiava di morire.
Situazione grottesca, surreale. Con Toninelli, che per cercar di "dare una mano" alla nave militare del suo Paese, scrive su Facebook chiedendo sanzioni per Malta, spiegando che il contestato intervento della "Diciotti" nel mare di Malta "dimostra che l'Italia non si tira mai indietro quando si tratta di salvare vite umane. Il comportamento di Malta è ancora una volta inqualificabile e meritevole di sanzioni. L'Ue si faccia avanti e apra i propri porti alla solidarietà, altrimenti non ha motivo di esistere".
Situazione simile a quella dello scorso luglio, che per essere sbloccata, rese necessario il deciso intervento del Presidente Mattarella. Intanto la "Diciotti" continua a incrociare "avanti adagio" in prossimità di Lampedusa. Nel frattempo, risuona assordante il silenzio della Ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, da cui dipende, nei fatti, la nave della Marina Militare italiana.
Nave "Diciotti", Salvini sfida la Ue: per i 177 a bordo intervenga l'Europa, altrimenti in Libia
Il Ministro dell'Interno nega l'approdo a Lampedusa. Braccio di ferro con le autorità di Malta che proibiscono lo sbarco. Il "silenzio" della Ministra della Difesa
19 agosto 2018 - 14.59