(Teleborsa) - Nell'ala ovest della stazione di Bologna c'è un orologio che segna le 10.25 di mattina da 38 anni. E' fermo dal 2 agosto del 1980 quando 23 chili di esplosivo, una miscela di 5 kg di tritolo e T4 detta Compound B, potenziata da 18 kg di gelatinato (nitroglicerina a uso civile), nascosti in un bagaglio abbandonato nella sala d'aspetto della seconda classe della stazione esplosero causando 85 morti, per lo più persone che stavano partendo per le vacanze estive. Oltre 200 i feriti.
La strage di Bologna è il più grave atto terroristico avvenuto in Italia nel secondo dopoguerra, da molti indicato come uno degli ultimi atti della strategia della tensione. Nonostante, però, siano trascorsi ben 38 anni, sono ancora molti i punti oscuri sulla vicenda. Gli esecutori sono stati indicati,mancano movente e mandanti dell’attentato.

UN LUNGO ITER GIUDIZIARIO E TANTI DEPISTAGGI - Le indagini si indirizzarono quasi subito sulla pista neofascista, ma solo dopo un lungo iter giudiziario e numerosi depistaggi (per cui furono condannati Licio Gelli, Pietro Musumeci, Giuseppe Belmonte e Francesco Pazienza), la sentenza finale del 1995 condannò Valerio Fioravanti e Francesca Mambro "come appartenenti alla banda armata che ha organizzato e realizzato l'attentato di Bologna" e per aver "fatto parte del gruppo che sicuramente quell'atto aveva organizzato", mentre nel 2007 si aggiunse anche la condanna di Luigi Ciavardini, minorenne all'epoca dei fatti. Una verità soltanto parziale.

"SIAMO VICINI A UNA SVOLTA, BASTA DEPISTAGGI, SERVE LA VERITA'" -Dopo 38 anni, "ci apprestiamo a celebrare un anniversario diverso. Un nuovo processo si è aperto a marzo, e c’è una nuova inchiesta, quella sui mandanti, in corso. Siamo vicini a una svolta: basta depistaggi, serve sapere tutta la verità".
Lo afferma il presidente della Regione, Stefano Bonaccini che oggi parteciperà alla Giornata in memoria delle vittime di tutte le stragi, nel giorno in cui ricorre, appunto, la strage alla Stazione di Bologna del 2 agosto 1980.

UNO SQUARCIO NELLA NOSTRA STORIA - "Come ogni anno- afferma- provo un’angoscia profonda, che è la stessa di Bologna, dei bolognesi e di tutta la società regionale. Una strage tremenda, uno squarcio nella nostra storia, iscritta in una strategia che puntava a destabilizzare le istituzioni, l’intero Paese, con anni passati per arrivare alla condanna in via definitiva degli esecutori materiali, a causa di una serie continua di depistaggi e una complicata vicenda politica e giudiziaria".

"Eppure in tanti non si sono piegati e hanno continuato a chiedere piena verità e giustizia: istituzioni, cittadini e, prima fra tutti, l’Associazione dei familiari delle vittime e il suo presidente Paolo Bolognesi a cui rinnovo tutta la mia solidarietà, vicinanza e riconoscenza", conclude.