(Teleborsa) - L’entrata a gamba tesa di Parigi sull’affaire Fincantieri-Stx non ha tanto il sapore di liberismo piuttosto di nazionalismo e protezionismo.
Il ministro dell'Economia e delle Finanze d'oltralpe, Brune Le Maire, ha annunciato la drastica decisione di nazionalizzare la società esercitando un diritto di prelazione con cui lo Stato rastrellerà il 100 per cento del capitale, a fronte dell'attuale quota del 33%. Una manovra giustificata con la volontà di "difendere gli interessi strategici della Francia", ma che fa emergere un profilo del Presidente francese Emmanuel Macron ben diverso da quello che si era voluto dipingere durante la sua campagna elettorale. Dunque meno europeista e liberale delle attese e molto più nazionalista.
Con l’operazione tra Fincantieri e Stx, sarebbe nata, infatti, un’eccellenza mondiale nel campo della cantieristica tutta Made in Europe, frutto delle sinergie industriali messe in campo da Francia e Italia. Sinergie europee decantate in modo così plateale da Macron, il bel giovane in cerca consensi per salire all’Eliseo.
L'Italia ha protestato duramente. "Riteniamo grave e incomprensibile la decisione del Governo francese di non dare seguito ad accordi già conclusi", hanno affermato con una nota congiunta il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, e il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda.
Nonostante tutto e seppur molto compromessa, la partita non appare definitivamente chiusa. Parigi afferma di voler ancora trattare, senza specificare su quali basi. E, Roma? Per ora non chiude la porta.
Ma il protagonismo di Macron non si ferma e, a distanza di poche ore, arriva anche sul fronte libico. Non c’è solo la questione Stx, ma anche la vicenda migranti.
Il presidente francese da Orleans fa sapere che "si muoverà con o senza l'Europa". La Francia aprirà in Libia hotspot per l'esame delle domande di asilo dei migranti: "Conto di farlo da questa estate", ha detto l’inquilino dell’Eliseo.
I centri, ha aggiunto il presidente, saranno allestiti "in tempi brevissimi”. La gente, “andiamo noi a prenderla”. Voglio inviare missioni dell'Ofpra (l'ufficio francese di protezione dei rifugiati e degli apolidi) negli hotspot italiani e “sono pronto a inviarli in Libia”. Gli altri Paesi europei sono riluttanti, “cercheremo di farlo con l'Europa. Ma noi, la Francia, lo faremo".
Dura reazione del ministro degli Esteri Angelino Alfano: "Non si può, anche da parte della Francia, andare avanti con battute improvvisate. I campi là vanno gestiti dalle organizzazioni internazionali come l'Unhcr. Non è una materia che si può affrontare con battute improvvisate".
Poi, la telefonata con il premier italiano Paolo Gentiloni e il tentativo di marcia indietro dell'Eliseo: tutto rinviato a fine agosto, dopo "studio di fattibilità".
"La sfida contro l'immigrazione illegale si risolve con scelte europee. L'Europa deve parlare con una voce sola, muoversi insieme. Iniziative unilaterali possono essere anche iniziative di buona volontà, ma non sono utili alla soluzione del problema". Così il Presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, che richiama l’importanza di una Europa unita.
Stiamo in Europa insieme oppure no? Macron ora più che un europeista sembra mirare alla centralità della Francia in Europa.