(Teleborsa) - Il referendum di Alitalia si è concluso, alle 16.00 di oggi 24 aprile, tra timori e paure per il verdetto che ne uscirà: salvezza o fallimento per l'ex compagnia di bandiera.
L'affluenza è stata del 90%: circa 11 mila lavoratori si sono recati alle urne su un totale di 12.500 chiamati a votare.
Manca poco e si saprà se i dipendenti hanno scelto oppure no di accettare il preaccordo tra azienda sindacati e Governo raggiunto lo scorso 14 aprile.
Intanto si apprende da fonti sindacali che a Milano starebbe prevalendo il no con circa 976 voti contrari e 192 favorevoli. Stessa situazione a Roma dove il fronte no sarebbe in vantaggio mentre prosegue lo spoglio delle schede elettorali.
La situazione rimane delicata, mentre i sindacati non nutrono molte speranze sull'esito positivo della consultazione. Governo, azienda, soci e sindacati temono fortemente che i "NO" prevalgano. Dai lavoratori, infatti, sarebbero emersi chiari segnali che la strada dei "NO" sia quella più probabile.
Sono ore concitate, le ultime per tentare di salvare la compagnia aerea.
Intanto, è già stata indetta una riunione, per il 26 aprile, che si terrà al Ministero dello Sviluppo economico: la prima post referendum tra azienda e sindacati.
Quali sono gli scenari in caso di vittoria del Sì o del No?
Se l'esito del referendum fosse per un voto dei lavoratori favorevole al preaccordo, gli azionisti farebbero la loro parte, ovvero il via a una ricapitalizzazione da 2 miliardi di euro, ma anche la conversione in azioni dei crediti vantati da parte delle banche. La vittoria del Sì è inoltre il via libera al nuovo piano industriale di rilancio di Alitalia, che prevede nuove rotte a lungo raggio, ma anche tanti sacrifici, come gli esuberi e il taglio della retribuzione.
In caso di vittoria del No, si aprirebbe la strada della messa in liquidazione della ex compagnia di bandiera con l’arrivo di un commissario straordinario. Dunque uno scenario di forte instabilità e incertezza con il rischio di cessazione delle attività di Alitalia.