(Teleborsa) - Le voci sulla famosa lettera di Bruxelles a Roma sull'aggiustamento dei conti si sono rilevate fondate. Il Tesoro ha confermato in una nota che il Ministro dell'Economia e delle Finanze (MEF), Pier Carlo Padoan, ha ricevuto una lettera del Vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis e del Commissario per gli affari economici e monetari, la fiscalità e l’unione doganale Pierre Moscovici, che fa il punto sulle procedure relative al rispetto della regola del debito, contemplata dal Patto di stabilità e crescita.
Nella lettera si ricorda la valutazione positiva espressa nel 2016 dalla Commissione europea e dall’Eurogruppo sul rispetto della regola del debito, anche alla luce dei cosiddetti fattori rilevanti, cioè gli eventi che spiegano e giustificano l’evoluzione del debito pubblico.
Come già annunciato più volte dalla Commissione, nel 2017 verrà redatto un nuovo rapporto sul debito. La lettera di Dombrovskis e Moscovici sottolinea come, secondo le previsioni della Commissione pubblicate il 16 novembre 2016, sia necessario un consolidamento pari allo 0,2 per cento del PIL nel 2017 al fine di rispettare il percorso di conseguimento dell'obiettivo di riduzione del rapporto tra debito pubblico e PIL.
Nel contesto dell’usuale interlocuzione con la Commissione Europea, il Governo esprimerà la propria posizione, rispondendo alla lettera ed inviando il rapporto sui fattori rilevanti che giustificano la dinamica del rapporto debito pubblico/PIL. Gli argomenti utilizzati dal Governo in passato sono almeno altrettanto validi oggi, in un contesto di perdurante e, per certi versi, accresciuta incertezza a livello europeo ed internazionale e di inflazione che persiste da troppo tempo a livelli eccessivamente bassi.
Peraltro, grazie ad una strategia di politica economica volta a consolidare gradualmente le finanze pubbliche e, al contempo, a rilanciare la crescita, il rapporto tra debito pubblico e PIL si è sostanzialmente stabilizzato. È un risultato straordinario alla luce della recessione che si è rivelata più severa di quella degli anni trenta e confrontandolo con la dinamica del debito degli altri paesi dell’Eurozona, spiega il MEF.