(Teleborsa) - Sfuma il sogno di quotazione in borsa per la Banca Popolare di Vicenza.
Borsa Italiana ha deciso di non disporre l'inizio delle negoziazioni sul listino di Piazza Affari poiché in base ai risultati dell'offerta globale, "non sussistono i presupposti per garantire il regolare funzionamento del mercato". "Pertanto il provvedimento di ammissione delle azioni della banca del 20 aprile 2016 è da considerarsi decaduto".
Scendendo nel dettaglio Borsa Italiana spiega che in base ai risultati dell'offerta globale, un unico soggetto (Fondo Atlante) sarebbe detentore del 91,72% del capitale sociale della società mentre dieci investitori istituzionali verrebbero a detenere il 5,07%: più precisamente il 4,97% verrebbe detenuto da un unico investitore indicato come non computabile ai fini del flottante e il residuo 0,1% dai restanti nove investitori. Il pubblico indistinto verrebbe a detenere lo 0,36% mentre gli azionisti preesistenti verrebbero a detenere il 2,86% (più precisamente il 2,19% sarebbe riveniente dalla sottoscrizione dell'offerta e lo 0,67% sarebbe riferito alle azioni già anteriormente detenute).
La banca vicentina avrebbe dovuto sbarcare a Piazza Affari il 4 maggio prossimo, dopo un aumento di capitale da 1,75 miliardi di euro conclusosi con adesioni solo al 7,6%. Il Fondo Atlante, impegnatosi ad esercitare la clausola di sub garanzia, acquisirà oltre il 92% delle quote dell'istituto per arrivare al 99,33% dell'istituto a seguito del fallimento dell'IPO.
In base ad accordi presi in precedenza, infatti, il Fondo Atlante si era impegnato a sottoscrivere 15.000.000.000 di azioni al prezzo di offerta di 0,1 euro per azione, per un controvalore complessivo di 1,5 miliardi (pari al 100% del controvalore dell'offerta globale) qualora Borsa Italiana avesse deciso di non ammettere le azioni in Borsa.
Popolare Vicenza, Borsa Italiana sbarra la strada alla quotazione in Borsa
02 maggio 2016 - 16.06