(Teleborsa) - "Una giornata storica per l'Italia". E' così che il Premier Matteo Renzi ha salutato la giornata di ieri quando è arrivato il via libera del Parlamento alla riforma costituzionale.

L’OK di Montecitorio è arrivato con 361 voti a favore e solo 7 contrari, visto che l'opposizione non ha partecipato al voto, con Forza Italia, Sinistra Italiana, 5 stelle e Lega Nord che hanno deciso di abbandonare l'Aula prima della votazione.

Una decisione non condivisa da Renzi che spiega che votare "sarebbe stata questione di serietà" e taccia quei no come odio nei suoi confronti visto che "questa riforma riduce il numero dei politici, delle Regioni, fa chiarezza nei rapporti Stato-Regioni. Il no si spiega solo con l’odio nei miei confronti", ha detto il Premier.

Soddisfatta, invece la ministra delle Riforme Maria Elena Boschi che su Twitter scrive: "Dopo due anni di lavoro, il Parlamento ha dato il via libera alla riforma costituzionale! Grazie a quelli che ci hanno creduto"". Ora si guarda al referendum popolare confermativo, che si svolgerà in autunno, poiché l'ultima parola, infatti, spetterà ai cittadini . Una consultazione popolare di fatto obbligatoria visto che il ddl non è stato approvato con la maggioranza dei 2\3 del Parlamento.

Guardando ai dettagli della Riforma del Senato: si dirà addio al bicameralismo perfetto, poiché ci sarà un Senato con meno poteri legislativi e composto da 95 senatori eletti dai Consigli regionali (21 sindaci e 74 consiglieri-senatori), più 5 nominati dal Capo dello Stato che resteranno in carica per 7 anni.

I nuovi senatori godranno delle stesse tutele dei deputati. Non potranno essere arrestati o sottoposti a intercettazione senza l’autorizzazione del Senato.

Il Senato di legittimazione popolare (saranno infatti cittadini, al momento di eleggere i Consigli Regionali a indicare quali consiglieri saranno anche senatori) potrà proporre modifiche alle leggi approvate dalla Camera. L'Assemblea di Palazzo Madama in generale, rappresenterà le istituzioni territoriali, concorrerà alla funzione legislativa, eserciterà un raccordo tra lo Stato, le Regioni, le città Metropolitane e i Comuni, approverà le leggi costituzionali, parteciperà alla attuazione degli atti normativi dell'Unione europea, verifica e valuta l'attuazione delle leggi.

Dunque, il Senato non approverà le leggi fatta eccezione per i casi di revisione costituzionale e di leggi costituzionali.

In alcuni ambiti di interesse delle Autonomie territoriali, inoltre, le proposte di modifica espresse dal Senato potranno essere superate solo con il quorum rafforzato della maggioranza assoluta dei componenti della Camera dei deputati.

Il nuovo organo sarà composto dai rappresentanti eletti di Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano e da sindaci. Il numero complessivo di senatori sarà inferiore alla metà di quello attuale e i senatori non percepiranno indennità di mandato.

Come avviene anche oggi, il Senato presiederà elezione e giuramento del Presidente della Repubblica, la sua messa in stato di accusa, l'elezione di un terzo dei componenti il Consiglio superiore della magistratura e di due dei cinque giudici costituzionali di nomina parlamentare. Il presidente sarà eletto dai 630 deputati e i 100 senatori. Per i primi tre scrutini occorreranno i due terzi dei componenti, poi dal quarto si scenderà ai tre quinti; dal settimo scrutinio sarà sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei votanti (oggi il quorum è più basso, maggioranza assoluta degli aventi diritto dalla quarta votazione in poi).

Solo la Camera dei Deputati dà fiducia al Governo esercitando le funzioni di indirizzo politico, attività legislativa ordinaria e controllo dell'operato del Governo. I deputati restano 630 e verranno eletti a suffragio universale, come oggi.