(Teleborsa) - Le vaghe promesse dei grandi produttori di petrolio non bastano più agli investitori. L'oro nero ha ripreso la propria corsa al ribasso dopo i dati sulle scorte di greggio negli Stati Uniti che hanno riacceso prepotentemente i timori per un eccesso di fornitura globale.
I futures sul WTI di prossima scadenza sono tornati sotto i 30 dollari al barile, e in questo momento perdono quasi 1 dollaro, mentre quelli sul Brent - il greggio di riferimento del Mare del Nord - in scadenza ad aprile, stanno arretrando di 78 centesimi a quota 33,48 dollari al barile.
A inizio settimana i prezzi del barile erano saliti di oltre il 14% grazie all'inattesa decisione di Arabia Saudita, Qatar, Russia e Venezuela di congelare la produzione sui livelli di gennaio.
Tuttavia questa decisione non è stata condivisa da tutti - l'Iran, per esempio, si è detta contraria anche se disposta a trovare una soluzione al crollo delle quotazioni.
Inoltre l'Arabia Saudita, primo produttore al mondo, ha fatto sapere che Riad non è ancora pronta ad un taglio della produzione.
Tutto ciò non ha fatto che aumentare la volatilità sul comparto.