(Teleborsa) - Niente tagli alla produzione ma un "freeze", ossia un congelamento dell'output sui livelli di gennaio.
Sarebbe questa la decisione adottata dai rappresentanti di Arabia Saudita, Qatar, Russia e Venezuela riunitisi oggi a Doha per fermare il tracollo del greggio.
L'inatteso incontro, a porte chiuse, è stato organizzato per trovare un accordo tra i Paesi dell'OPEC e gli altri grandi produttori di petrolio atto ad arginare gli effetti devastanti dell'attuale surplus globale.
L'accordo, che ha visto in prima linea Arabia Saudita e Russia, i maggiori produttori di petrolio al mondo, lascia l'amaro in bocca, e lo si può notare anche dalla reazione del petrolio che ha azzerato gli ingenti guadagni dopo la notizia del congelamento.
A bene vedere, però, un taglio alla produzione non era prevedibile: il Ministro del petrolio saudita Ali al-Naimi ha sempre categoricamente escluso questa ipotesi mentre il Ministro dell'Energia russo Alexander Novakin si è detto favorevole ma solo in caso di azione congiunta.
Negli ultimi 18 mesi l'oro nero è scivolato ai minimi di 12 anni a causa del rallentamento dell'economia globale, e in particolare della Cina, e dell'eccesso di scorte.