(Teleborsa) - La Cina ha reso noto il suo programma di privatizzazioni da cui si desume un sostanziale raffreddamento della sua economia.
Le linee guida, emanate congiuntamente dal comitato centrale del partito comunista e dal gabinetto del Consiglio di Stato, includono anche un programma di rivitalizzazione delle imprese statali che non hanno mostrato fin qui una adeguata capacità produttiva. Questo è quanto riferito, in sostanza dall’agenzia di stampa statale, Xinhua.
La riforma dell’inefficienza delle imprese statali, sembrerebbe la parte più necessaria e urgente dell’intero programma di privatizzazioni, perché se non ben gestita, potrebbe causare un’instabilità sociale per le centinaia di migliaia di persone che perderebbero il posto di lavoro.
Per drenare queste difficoltà, il piano di privatizzazione cinese prevede l’inclusione della "proprietà mista", in modo da portare investimenti privati con risultati decisivi attesi entro il 2020. Non sono previsti vincoli in capo al programma, cioè il governo non si sentirà obbligato a procedere verso una privatizzazione a proprietà mista a tutti i costi, né sarà fissato un rigido calendario, dando per ogni impresa il via libera alla vendita solo quando ci saranno le condizioni giuste.
"Questa riforma migliorerà l'impulso dell'economia e renderà la crescita più sostenibile", ha detto Xu Hongcai, direttore del dipartimento di ricerca economica presso il Centro per gli scambi economici internazionali, di Pechino.
Il governo centrale cinese gestisce direttamente 111 aziende, mentre i governi locali possiedono e gestiscono circa 25.000 imprese statali e il settore, complessivamente, dà lavoro a circa 7,5 milioni di persone.