(Teleborsa) - La Cina, si sa, è nelle mire commerciali di tutti i Paesi del mondo. E' il più grande mercato di consumatori a disposizione delle multinazionali e da quando ha deciso di ammodernare tramite un’informatizzazione spinta il suo sistema bancario si è trasformata in terra di conquista da parte di colossi quali Microsoft, Cisco, IBM ed altri.

Ma i cinesi non sono tanto inclini a farsi conquistare, soprattutto ora che sono un determinante punto di riferimento geopolitico e quindi il governo, tramite la China Banking Regulatory Commission, facendosi forza del recente scandalo dell’NSA, ha alzato bei paletti davanti alle brame delle grandi e-company estere arrivando a chiedere ai candidati fornitori la messa a disposizione dei codici sorgenti delle applicazioni. Una cosa quanto mai "sacrilega" per i produttori di software.

L’amministrazione Obama, puntando sulle norme che regolano gli scambi commerciali dei paesi facenti parte del World Trade Organization nell’aprile scorso, con un lento processo di persuasione politica, sembrava essere riuscita a far abbassare gli sbarramenti alzati dal governo cinese. Le aziende statunitensi ed europee hanno iniziato sfregarsi la mani, pronte a combattere alla pari con le aziende nazionali per accaparrarsi abbondanti contratti con le banche cinesi. Una torta di qualche miliardo di dollari.

La scorsa settimana il colpo di scena: la CBRC, incontrando i rappresentanti delle società candidate, sia internazionali che nazionali, ha di fatto dichiarato l’intenzione di ripristinare quello che è sembrato un vero e proprio embargo nei confronti delle aziende straniere.

Barak Obama, che nel prossimo mese avrà come ospite a Washington il premier cinese Xi Jinping, avrà molto da tessere assieme a Jack Lew, segretario del Tesoro, e Penny Pritzker, titolare del ministero del Commercio, affinché siano ripristinate la condizioni dello scorso aprile ed avere una tangibile volontà da parte delle Cina di non consegnare le banche cinesi al mercato interno. Non saranno utili le paventate violazioni dei trattati WCO perché la CBRC, sentito il parere del ministero del commercio estero cinese, ha fatto sapere che di fronte alla cyber security, sostanzialmente, non c’è nessun trattato che tenga.