(Teleborsa) - Non si arrestano le vendite sulla borsa cinese, travolta stamane da una nuova ondata di ribassi.

L'indice Shanghai Composite ha archiviato le contrattazioni con una minusvalenza del 6,15% sulla nuova mossa della People's Bank of China che è stata letta dagli investitori come l'ennesimo tentativo di arginare la caduta dello yuan e di bloccare il rallentamento dell'economia del Dragone.

In particolare si temono ulteriori svalutazioni della divisa nazionale, dopo quelle già effettuate la scorsa settimana, e l'inizio di una guerra valutaria. S&P ha difeso Pechino sostenendo che la decisione della Cina di consentire una maggiore flessibilità del tasso di cambio è stata semplicemente dettata da ragioni di "buon senso economico" e non rappresenta quindi l'inizio di una guerra valutaria.

Secondo altri investitori, invece, il nuovo tonfo della borsa cinese è da imputare alla possibilità che Pechino riduca le misure di stimolo all'economia alla luce dei positivi dati sul mercato immobiliare.

L'indice Msci Asia Pacific si è portato sui minimi degli ultimi due anni.