(Teleborsa) - Nessun colpo di scena al vertice OPEC di oggi, a Vienna, il cui esito era pressoché scontato: il cartello dei produttori mediorientali sta tentando di salvare la sua quota di mercato, con la conferma degli attuali livelli produttivi. Una decisione che contribuirà ad inondare nuovamente il mercato di greggio, ma consentirà all'OPEC di mantenere sotto pressione i prezzi ed evitare il "rientro" sul mercato degli specialisti nelle nuove tecnologie di estrazione (shale gas).
L'annuncio ufficiale di mantenere il tetto invariato è dunque arrivato confermando così le anticipazioni del Ministro saudita, Ali al-Naimi.
Si tratta di una decisione quasi obbligata, dopo che l'OPEC l'ultima volta è stato costretto ad una clamorosa paralisi, che ha portato i prezzi sui nuovi minimi dell'anno di 46 dollari nel giro di pochi mesi. Poi, le quotazioni sono risalite, via via che i nuovi player nordamericani venivano fatti fuori da prezzi non più in grado di offrire margini profittevoli.
Non operando più in regime di quasi monopolio, l'OPEC ha già rinunciato ad agire sul prezzo, strategia chiave adottata in passato, e continuerà dunque a mantenere la presa sulla sua quota del mercato mondiale, aggiungendo milioni di barili di petrolio: Iran, Iraq e Libia hanno già preannunciato aumenti dell'output e l'Arabia Saudita continua a pompare petrolio ai massimi da trent'anni.
L'effetto di questa nuova strategia si è già ampiamente riflettuto sui prezzi del greggio, che sono ai minimi della settimana sui mercati internazionali: il light crude statunitense cede lo 0,47% a 57,73 dollari, ma mostra una performance settimanale pesantemente negativa (-3,9%); stesso movimento per il Brent che lima lo 0,27% a 61,86 dollari , dopo aver perso sino ad oggi il 5,5%