(Teleborsa) - La Grecia ha probabilmente tempo fino alla fine di luglio per trovare un accordo con i suoi creditori. Eventuali ritardi nei pagamenti al Fondo monetario internazionale non dovrebbero indurre la Banca centrale europea a porre divieti per l’erogazione di liquidità da parte della Banca Centrale greca secondo il protocollo ELA.
Al contrario, l’impossibilità a pagare 3,5 miliardi di euro dovuti alla BCE, il 20 luglio, forzerebbe sicuramente la mano della banca centrale. Per cui ci sarebbe ancora una finestra temporale per il governo greco ed i suoi creditori, con possibilità ancora intatte di raggiungere un accordo su un elenco di riforme prima di quella data cruciale.
Le banche greche per il momento si affidano alla liquidità prevista dal regime di liquidità di ultima istanza da parte delle autorità monetarie di Francoforte.
In caso di un default sovrano, le banche, che sono i grandi detentori di debito greco, probabilmente escluderanno l’insolvenza, perché il valore delle attività nei loro bilanci cadrebbe bruscamente e per le regole dell’ELA, la BCE bloccherebbe sicuramente la fornitura di ulteriore liquidità in regime di ultima istanza perché gli aderenti al sistema devono essere solvibili.
Un’altra stressante preoccupazione è un pagamento che la Grecia deve fare al Fondo monetario internazionale per 774.000.000 di euro, il 12 maggio prossimo.
Insomma ci si arrampica sugli specchi, perché anche in questo caso, non poter onorare il debito con il FMI non significa che la BCE tagli la fornitura di nuova liquidità alla Grecia e alle banche elleniche, dal momento che la possibilità di pagare dipende dalla capacità di raggiungere un accordo sulle riforme; quindi il problema potrebbe venir classificato come una questione di liquidità piuttosto che di solvibilità.