(Teleborsa) - Mario Draghi ha introdotto la Banca Centrale Europea (BCE) in una nuova era, con un impegno storico per acquistare titoli di Stato come parte del programma di allentamento monetario, per oltre 1000 miliardi di euro.
La decisione, tuttavia, non è stata approvata all’unanimità dal board della BCE, almeno per il progetto originario. L’opposizione tedesca ha portato quindi il presidente della BCE a muovere per un Quantitative Easing (QE) pari a 60 miliardi di euro mensili, fino al settembre 2016, per rilanciare l’inflazione e stimolare l’economia dell’area euro.
La BCE ha inoltre ridotto il costo dei prestiti a lungo termine alle banche.
Un'economia quasi stagnante e il rischio di deflazione hanno costretto Mario Draghi, sei anni dopo che la Federal Reserve ha fatto un passo simile per iniettare liquidità negli Stati Uniti, a scommettere sui benefici della sua mossa, scardinando l’ostracismo tedesco e le minacce di una sua scomposta reazione.
"La BCE ha deciso di lanciare un programma di acquisto di bond molto esteso, che comprende gli Asset Backed Securities, già esistenti, nonché covered bond", ha detto Draghi in conferenza stampa. "Vediamo opinioni condivise nel regolare l’inflazione, sicuramente in linea con il nostro obiettivo, ma siamo ancora sotto il 2%".
Gli investitori hanno reagito vendendo l’euro e acquistando titoli europei. La moneta unica ha esteso il suo declino durante la conferenza stampa di Draghi, indebolendosi fino a 1,1473 dollari.
Athanasios Vamvakidis, strategist per l’area euro di Bank of America, ha detto che il piano era nella fascia alta delle aspettative del mercato.
"Ci aspettavamo qualcosa di simile e ora possiamo dire di averlo ottenuto", ha detto James Gorman, Ceo di Morgan Stanley in un'intervista rilasciata a Davos. "Questo è un primo passo molto importante, sicuramente necessario".
L’azione della BCE, comunque, aggrava una divergenza della politica monetaria globale. Mentre la Fed sta valutando se stringere il credito, le banche centrali in Danimarca, Turchia, India, Canada e Perù, hanno tutte tagliato a sorpresa, in scia alla decisione shock, peraltro inattesa, presa dalla BSN sul "capping" verso l’euro.
Riflettendo l'unità di consenso, che è stato un segno distintivo della risposta europea ad anni di crisi, Draghi ha dovuto fare delle concessioni per garantire il massimo sostegno possibile al programma di Quantitative Easing.
La BCE terrà una quota dei titoli, pur richiedendo alle singole banche centrali la condivisione di responsabilità per condurre gli acquisti di obbligazioni, nella speranza che ciò possa rendere più responsabili le nazioni nella gestione delle loro economie.
"Per quanto riguarda la condivisione delle perdite ipotetiche, gli acquisti di obbligazioni governative europee, che saranno il 12%, saranno oggetto di condivisione di eventuali perdite", ha detto Draghi. "La BCE terrà l'8% degli acquisti di asset complementari. Ciò implica che il 20% per cento degli acquisti supplementari sarà soggetta a un regime di condivisione del rischio".
I limiti percentuali sono volti a placare le forti perplessità della Germania, che giudica l’azione della BCE finalizzata ad aiutare le nazioni che fanno poco per aiutare se stessi, entrando in competizione con la Germania mutualizzando i rischi di credito e di finanziamento. Il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha descritto il Quantitative Easing un "dolce veleno" per i governi.
La tempistica dell’intervento di Draghi è particolarmente importante perché a ridosso delle elezioni greche, in programma il 25 gennaio, che potrebbero portare al potere un partito che cerca di rinegoziare i debiti del paese, la maggior parte dei quali sono detenuti dai contribuenti europei.
Il rovescio della medaglia è che il programma della BCE porta con sé la mancanza di volontà di condividere i rischi e fa emergere delle spaccature nell'Unione Monetaria. Se gli investitori storcono in naso sulla dimensione del QE, la BCE avrebbe solo rimandato la risoluzione di un problema non più procrastinabile.
Draghi arma il bazooka e mette nel mirino la deflazione. Speriamo che basti
22 gennaio 2015 - 17.22