(Teleborsa) - L'Italia si classifica ultima nell'Unione Europea per la spesa pubblica nell'istruzione: il dato è contenuto nell'Annuario statistico italiano pubblicato dall'Istat in questi giorni sulla base degli ultimi dati OCSE disponibili.
Dai noi si investe per la formazione di giovani solo il 4,6% del PIL. Guida la classifica la Danimarca, ma fanno meglio anche Regno Unito, Paesi Bassi, Francia, Portogallo e Germania. Dal confronto usciamo sconfitti pure rispetto a Stati Uniti, Australia e Giappone.
Il confronto, spiega il sindacato per la scuola Anief, diventa ancora più vistoso se si va anche ad individuare il "Tasso di scolarità dei giovani di 15-19 anni", dato dal rapporto tra gli iscritti a qualsiasi livello di istruzione in quel range anagrafico e la popolazione della stessa fascia d'età: nella stessa sintesi, l'Istituto nazionale di statistica ha rilevato non solo che nella nostra Penisola è inferiore rispetto alla maggior parte degli altri Paesi europei, ma anche che tra il 2011 e il 2012 in Italia è pericolosamente calato passando dall'81,3% all'81%. Mentre fa un certo effetto sapere che in Germania la frequenza scolastica nella stessa fascia di età è superiore al 90%. E che in altri Paesi, come Belgio, Irlanda e Paesi Bassi si attesta addirittura attorno al 93-94%.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, tutti i Governi dei Paesi moderni hanno compreso che un giovane ben formato e preparato è una risorsa in più, anche per rilanciare lo sviluppo economico nazionale. Mentre nella nostra Penisola gli ultimi anni sono stati contrassegnati dai tagli. E ancora non si volta pagina.