(Teleborsa) - Segnali di recupero dal fronte petrolio, reduce da diverse settimane di sell-off.
Stamane i futures sul WTI in scadenza a febbraio avanzano di oltre 1 dollaro a 58,22 dollari al barile, mentre quelli sul Brent, stessa scadenza, mostrano un guadagno di 1,16 dollari a quota 62,54 dollari al barile. Secondo i traders, il recente crollo verticale delle quotazioni dell'oro nero ha suscitato un certo interesse all'acquisto e alle ricoperture a breve periodo da parte degli investitori.
La scorsa ottava il WTI ha ceduto oltre 2 punti percentuali, il Brent l'1,20%, aumentando così le maxi perdite accumulate dopo la non decisione dell'OPEC.
Da rilevare che nel fine settimana il Ministro dell'Energia dell'Arabia Saudita, Ali Al-Naimi, ha dichiarato in occasione di una conferenza stampa ad Abu Dhabi che il mercato del greggio si riprenderà perché i combustibili fossili resteranno la principale risorsa energetica per decenni.
Nello stesso tempo, Al-Naimi ha ribadito che l'Arabia Saudita non taglierà la produzione per risollevare le depresse quotazioni del barile.
Il Ministro dell'Energia del Qatar, Mohammed Al Sada, ha chiesto invece ai produttori di petrolio non aderenti all'OPEC di tagliare la propria "irresponsabile produzione".
Secondo gli analisti, comunque, il mercato del greggio resta ancora in una fase "bear", ossia "orso" a causa dell'eccezionale aumento dell'output degli Stati Uniti (il maggiore degli ultimi 30 anni) e del rallentamento della domanda causato a sua volta dal rallentamento dell'economia di Cina e Europa. Un mix di fattori che al momento non lascia scampo, spiegano.