(Teleborsa) - Sarà una giornata molto intensa, quella di oggi, per l'OPEC. L'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio si riunirà a Vienna in uno dei meeting più attesi dai tempi della crisi del 2008, quando il Petrolio perse in breve tempo oltre 100 dollari al barile.
Il crack di Lehman è stato superato, ma il forte calo della domanda di oro nero causato dal rallentamento della crescita globale e dal boom dello Shale gas negli Stati Uniti ha nuovamente mandato a picco i prezzi, diminuiti di un terzo da giugno.
Il summit odierno è cruciale perché i 12 Paesi del Cartello dovranno trovare la soluzione per frenare questa caduta, magari con il primo taglio alla produzione dal 2009. Questo eviterebbe un eccessivo deprezzamento dei barili di greggio e ne stabilirebbe la quotazione almeno per i prossimi mesi.
Fino a qualche giorno fa la maggior parte degli analisti scommetteva per un taglio alla produzione ma ora, alla luce delle ultime dichiarazioni dei principali membri dell'OPEC, l'esito dell'incontro è tutt'altro che scontato.
Il Ministro del petrolio dell'Arabia Saudita, Ali Al Naimi, ha preannunciato che l'Arabia non premerà per un taglio perché il mercato petrolifero, eventualmente, "si stabilizzerà da solo".
Parole pesanti, se si pensa che l'Arabia è il maggior produttore di petrolio dell'Organizzazione.
Anche l'Iran sembra indecisa sul da farsi, visto che ieri il Ministro del petrolio Bijan Namdar Zanganeh, ha dichiarato che l'OPEC da sola non può risolvere l'impasse in quanto "serve anche il contributo dei paesi produttori fuori dal Cartello".