(Teleborsa) - Mentre le vacanze estive volgono al termine, milioni di famiglie già si preoccupa del ritorno a casa, che impegnerà nuovamente le modeste finanze familiari con il pagamento della prima rata della TASI, l'imposta sugli immobili ed i servizi a carico di proprietari ed affittuari.
Come noto, l'imposta è stata prorogata in centinaia di "comuni ritardatari" al 16 ottobre prossimo, ma la delibera dovrà giungere entro il 10 settembre prossimo, pena l'applicazione dell'aliquota base dell'1 per mille.
A quindici giorni dalla scadenza, sono ancora moltissimi i comuni non in regola, che non hanno votato le delibere in questione, mentre in altri casi la delibera c'è, ma non è stata ancora resa pubblica. Un sondaggio de Il Sole 24 Ore stima che solo 1 comune su 2 ha già pubblicato la delibera.
Intanto, le associazioni di settore tornano sul problema della TASI e dell'imposta correlata IMU, che molto pesano sul budget delle famiglie, sottolineandone gli effetti positivi sui consumatori e marginali sul gettito. Secondo l'Ufficio Studi di Confedilizia, bisognerebbe ridurre i moltiplicatori catastali utilizzati per l'applicazione di IMU e TASI. Infatti, si stima che una riduzione del 3% dei moltiplicatori in vigore dal 2012 porterebbe a un minor gettito di appena 700-800 milioni di euro, mentre una riduzione del 5% costerebbe 1,2-1,4 miliardi.
"Si tratta di somme contenute, in relazione agli effetti che questa operazione fiducia avrebbe sul piano sociale per proprietari e inquilini e sul piano dell'emergenza casa", sottolinea Corrado Sforza Fogliani, presidente di Confedilizia.