(Teleborsa) - La formazione jihadista dello "Stato islamico" sta attirando un numero sempre crescente di militanti provenienti dal Sud Est asiatico per combattere in Iraq e Siria.

"Ben 200 indonesiani e almeno 30 malesi, sono andati in Siria per combattere con lo "Stato islamico" e altri gruppi ribelli attraverso paesi come l'Egitto e la Turchia". Lo ha detto un esponente del Gruppo Soufan, che da New York fornisce analisi strategiche a molti governi.

La partecipazione da parte di cittadini del sud est asiatico nei conflitti, rappresenta un rischio per quei paesi di provenienza, perché proprio come il gruppo terroristico Jemaah Islamiyah, che ha effettuato i mortali attentati di Bali nel 2002, ha inviato gli attentatori, indonesiani, malesi e di Singapore in Afghanistan per l'addestramento militare, questi militanti possono tornare a utilizzare la loro formazione per portare a termine campagne terroristiche nei loro paesi.

"Estremisti del Sud Est asiatico continueranno a sfruttare il successo e la forza percepita dello Stato islamico per la creazione di un califfato in tutto il Sud Est", dice il rapporto Soufan, che segnala anche l'ingresso nelle file "islamiste" di cittadini australiani e di gruppi provenienti dalle Filippine.