(Teleborsa) - La Cina continua a dare segnali preoccupanti, compatibilmente con un contesto di forte rallentamento della maggiore economia asiatica, che riaccende i timori sulla possibilità che Pechino possa non centrare i target di crescita per quest'anno. Il governo cinese ha fissato una stima del 7,5%, ma gli ultimi dati sul manifatturiero e quelli sui consumi hanno profondamente deluso.
Secondo i dati dell'ufficio statistico cinese, la crescita della produzione nei due mesi gennaio-febbraio ha subito un forte rallentamento all'8,6% dal 9,7% registrato a dicembre e rispetto al 9,5% stimato dagli economisti. Recentemente hanno deluso anche i PMI.
Peggiore delle attese anche il dato delle vendite al dettaglio, che si sono attestate ad una crescita dell'11,8% rispetto al 13,6% precedente e contro il 13,5% atteso dagli economisti.
Secondo gli analisti di Societe Generale, le vendite sarebbero state depresse dalle misure anticorruzione e dalla politica per combattere l'inflazione, approntata dalla banca centrale cinese, mentre l'accumulo delle scorte conseguente avrebbe pesato sulla produzione.
Di fronte a questi numeri, la Banca Popolare cinese non potrà certo restare sorda e dovrà ripensare alla politica monetaria, trovando il giusti mix fra stimoli e misure per contenere l'inflazione, guardando anche agli effetti delle politiche della Fed.