(Teleborsa) - L'economia del Giappone sta crescendo ma non quanto ci si attendeva. Soprattutto, non quanto avrebbe dovuto crescere alla luce dell'Abenomics, la valanga di stimoli voluti dal Premier Shinzo Abe e messi in atto dalla Bank of Japan per sconfiggere l'ormai atavica deflazione e rilanciare quella che fino a poco tempo fa era la seconda potenza al mondo.

L'ultima conferma di questo difficile rilancio è giunta oggi con i dati sul PIL. Nel quarto trimestre la crescita è stata dello 0,3% rispetto ai tre mesi precedenti e dell'1% rispetto allo stesso periodo di un anno prima.

Troppo poco, a detta degli analisti e di molti economisti del Japan Center for Economic Research. Il 41% di questi ultimi aveva predetto una crescita addirittura del 3%, anche se il 2013 si è chiuso con quattro trimestri consecutivi di segni positivi.

Anche la produzione industriale non è stata brillante come sperato. Fino ad ora l'effetto più visibile e positivo dell'Abenomics è stata la grande svalutazione dello yen, che ha permesso ai grandi esportatori nipponici di gonfiare i propri bilanci.

Ma il piano di rilancio non si è ancora tradotto in un significativo aumento dei volumi di merci e servizi esportati, e dunque in un maggior benessere dell'economia reale domestica.

Ad Abe restano comunque altre cartucce da sparare, per esempio l'incremento della spesa pubblica e l'implementazione delle riforme economiche, che tuttavia sembrano lungi dal concretizzarsi.

Il Paese del Sol Levante rischia dunque una cristallizzazione dello status quo: prezzi difficili a salire ed economia che cresce ma non abbastanza. Un bel problema, soprattutto se la Cina, come temono molti analisti, scalerà le marce nei mesi a venire.