(Teleborsa) - Il piano separatista della Scozia è diventato tangibile. Lo Scottish National Party, il partito nazionalista guidato da Alex Salmond, ha infatti pubblicato il tanto atteso prospetto nel quale vengono illustrate nel dettaglio le modalità che dovrebbero portare la Scozia all'indipendenza dal Regno Unito dopo 306 anni di annessione.

Se nel referendum indetto per l'autunno del 2014 vinceranno i "sì", a partire dal marzo del 2016 la Scozia sarà uno Stato indipendente ma membro del Commonwealth, e continuerà ad adottare come valuta la sterlina.

Un aspetto, quest'ultimo, poco gradito dal fronte anti-separatista e, ovviamente, da Downing Street. Ma Salmond e i suoi hanno pensato anche a come evitare spiacevoli "no" al Pound: nel documento illustrato oggi si spiega infatti chiaro e tondo che se a Edimburgo verrà negata la presenza nell'area sterlina, la Scozia potrebbe rifiutare di accollarsi la propria parte di debito dell'UK.

Secondo la legislazione vigente, il Parlamento scozzese, chiuso nel 1707 e successivamente ripristinato nel 1999, ha il controllo su trasporti, salute, educazione e giustizia mentre quello centrale a guida Cameron soprassiede economia, difesa, politica estera e welfare, pensioni incluse.

Il partito Nazionalista ha proposto il referendum sull'uscita dal Regno Unito nel 2011, dopo aver vinto le elezioni. L'esito della consultazione non è però scontato: secondo i sondaggi sono ancora tanti gli scozzesi indecisi sul da farsi, soprattutto perché temono che con l'attuale crisi economica l'uscita dall'UK potrebbe avere più costi che benefici.