(Teleborsa) - Alla fine l'alienazione di partecipazioni pubbliche c'è stata, ma resta alto il rischio che, in una fase critica come questa, la vendita possa trasformarsi in "svendita". Molte le critiche al provvedimento.

Il Premier Enrico Letta ha annunciato ieri l'alienazione di partecipazioni statali per un valore stimato in 10-12 miliardi di euro, decisa dal Consiglio dei Ministri, che invece ha rinviato la decisione sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia e l'abolizione della seconda rata dell'IMU.

La metà di questa cifra sarà destinata alla riduzione del debito pubblico, mentre la parte rimanente sarà dedicata alla ricapitalizzazione della Cassa Depositi e Prestiti.

Le cessioni, in realtà, riguardano solo le partecipazioni che non sono di controllo, come quelle in STMicroelectronics, in Fincantieri e CDP Reti, mentre nulla è stato disposto riguardo partecipazioni strategiche come quelle in Eni e Finmeccanica. Fanno eccezione Sace e Grandi Stazioni, per le quali si prevede la vendita di un pacchetto del 60%.

Per Enav e Fincantieri è prevista una cessione del 40%. Per quanto riguarda Eni, la cessione è del 3% senza discesa sotto il 30%, con un'operazione di buyback.

Letta ha poi assicurato che "la seconda rata dell'IMU non si pagherà", preannunciando l'approvazione alla riunione di martedì prossimo. Poi, il Premier ha affrontato la questione della spending review, a firma Cottarelli, destinando le risorse derivanti dal risparmio alla riduzione delle tasse sul lavoro.

La reazione delle parti sociali, in realtà, non è stata delle migliori. Il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, premettendo che la base è "inquieta" per le misure contenute nella legge di stabilità, ha commentato a caldo l'annuncio delle dismissioni con un avvertimento: "abbiamo bisogno di reperire risorse per far ripartire l'economia, se il governo ha deciso così si prenderà le sue responsabilità".

Poi, Squinzi ha precisato questa mattina che le privatizzazioni si "si possono e si devono fare", ma in una prospettiva di medio-lungo termine, e che non c'è preoccupazioni sullo slittamento dell'abolizione della seconda rata IMU, perché "le priorità in questo momento sono altre".

Critiche meno velate da parte dei sindacati, i quali hanno paventato la possibilità che le privatizzazioni vengano effettuate "svendendo" il patrimonio statale.