(Teleborsa) - I segnali di crisi si erano già manifestati con l'entrata nel vivo del dibattito sulla fine degli stimoli all'economia americana. Ma ora non ci sono più dubbi: l'India, l'enfant prodige che fino a qualche anno fa collezionava PIL da capogiro e attraeva miliardi di dollari di capitali esteri, si è impantanata.

Simbolo di questo momento "no" è la rupia, che oggi ha toccato un nuovo minimo storico sul dollaro mettendo a segno il maggior calo giornaliero degli ultimi vent'anni.

A preoccupare, oltre alla questione stimoli e alla crisi in Siria, è l'enorme deficit del Paese. L'ultimo passo falso lo ha fatto il Parlamento, approvando ieri un piano da 20 miliardi di dollari per offrire grano a prezzi scontati ai poveri. Una mossa nobile che tuttavia aumenta i timori per un imminente collasso delle finanze statali.

La notizia di ieri ha messo in secondo piano l'annuncio, da parte del ministro delle Finanze Chidambaram, di un progetto da oltre 28 miliardi di dollari per migliorare le infrastrutture, rilanciare l'economia e ripristinare la fiducia degli investitori.

Da inizio anno la rupia ha perso il 17% del proprio valore sul dollaro. Oggi il cross dollaro/rupia viaggia a 68,31 rupie, il minimo di sempre.

Intanto gli investitori, grandi fondi in testa, continuano a fuggire da equities e bond Made in India.