(Teleborsa) - Da tranquilla località montana a ombelico dell'economia mondiale: Davos cambia i connotati per il Forum Economico Mondiale, tradizionale appuntamento che riunisce il gotha della politica e dell'economia internazionale assieme a giornalisti ed intellettuali selezionati.

A partire da oggi, e fino a domenica 27 gennaio, nel comune svizzero del Canton Grigioni sarà un via vai di personaggi più o meno noti, ma che comunque in qualche modo influiscono sui complicati meccanismi che regolano l'economia globale.

Tra i personaggi che si avvicenderanno, solo per citare i nomi più noti, figurano in ordine di apparizione il numero uno della JP Morgan James Dimon, il Chairman della UBS nonché ex Presidente della Bundesbank e membro della BCE Axel Weber, l'economista John Lipsky, il Premier britannico David Cameron, quello olandese Mark Rutte, la fondatrice dell'Huffington Post, Arianna Huffington, Mario Draghi, il CEO di Yahoo! Marissa Mayer, il guru della finanza George Soros, e il Direttore del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde.

Sarà una vera e propria maratona di interventi, discussioni e scambio di idee.

Dopo i discorsi inaugurali del Presidente della Confederazione elvetica Ueli Maurer, del premier italiano Mario Monti e del Presidente e fondatore del World Economic Forum Klaus Schwab, si inizierà con una panoramica sul contesto finanziario globale. Prima verrà condotta un'analisi dei limiti delle politiche monetarie, poi si punteranno i riflettori sull'Eurozona.

Saranno dunque "i 17" il primo argomento-cardine del Forum. Proprio quell'insieme di Paesi che giusto un anno fa, secondo molti pessimisti, si sarebbero dovuti disgregare in pochi mesi.

Era il Wef del 2012, e un folto gruppo di economisti, tra i quali i Nobel per l'economia Paul Krugman e Joseph Stiglitz, guidati da Nouriel Roubini avevano sentenziato che la Grecia sarebbe uscita dall'euro e che i leader europei non avrebbero fatto abbastanza per preservare la divisa unica.

Ma si sbagliavano perché, anche se un po' malandata, l'Eurozona è ancora in piedi.

Roubini ed alcuni altri "scettici" saranno a Davos anche quest'anno. Assieme a loro ci saranno anche coloro che scommisero materialmente sul fallimento dell'euro.

Ieri sera Draghi ha detto che il peggio è passato e che bisogna solo fare un ultimo sforzo, ovvero mettere in atto ambiziose riforme strutturali per riacquistare competitività.

Chissà se, alla luce delle tante novità accadute in Eurozona nel corso del turbolento 2012, Roubini & colleghi avranno cambiato idea...