(Teleborsa) - Alla fine tutti i rumors di stampa sono stati confermati: la Spagna riceverà aiuti dall'Eurozona per ricapitalizzare le proprie banche.

Non 40 miliardi di euro, come prospettato dal Fondo Monetario Internazionale, ma ben 100 miliardi. Una cifra provvisoria, come ha spiegato l'Unione Europea sabato, ma comunque indicativa delle necessità del fragilissimo sistema finanziario iberico.

L'assistenza dovrebbe essere fornita dai due firewall European Financial Stability Facility (EFSF) e European Stability Mechanism (ESM), e consegnata direttamente nelle mani del Fund for Orderly Bank Restructuring (FROB), che agirà come agente del Governo spagnolo e come dispensatore di risorse per quei (tanti) istituti che devono ancora raggiungere i requisiti patrimoniali necessari.

Una vittoria dell'euro e un forte segnale per i mercati sulla determinazione dell'Eurozona a salvaguardare la propria stabilità, come ha sottolineato il Commissario UE agli affari economici Olli Rehn.

Ma anche un segnale di fiducia nei confronti di Madrid che, spiega l'UE, ha già implementato significative misure di consolidamento fiscale e di rafforzamento del capitale delle proprie banche, nonché riforme per risollevare il prostrato mercato del lavoro.

Al di là del normale ottimismo emerso da statement e discorsi delle autorità europee, il problema è che ancora una volta hanno avuto ragione i 'pessimisti', cioè coloro che da tempo sostengono la teoria dell'effetto domino. La Spagna doveva essere la prossima pedina a cadere sotto la crisi del debito, e la Spagna fu. Si teme dunque per l'Italia, ma soprattutto per le eventuali conseguenze che l'alzata di bandiera bianca di Madrid potrebbe avere sul Bel Paese e sul mercato secondario.

La richiesta formale di aiuti verrà formulata da Madrid in occasione delle prossime riunioni dell'Eurogruppo e dell'Ecofin, previste per il 21 e 22 giugno. Mancano dunque solo pochi giorni, anche se potrebbero essere interminabili, visto che in mezzo ci saranno le elezioni della Grecia. Le acque, dunque, sono tutt'altro che calme.