(Teleborsa) - La Germania dice addio al nucleare, sfidando la comunità internazionale contro ogni rigor di logica e calcolo di stampa economico. La chiusura delle centrali tedesche, che scatterà inderogabilmente entro il 2022, non sarà infatti prova di effetti sulla grande Germania, con un costo che alcuni quotidiani tedeschi stimano in 2 miliardi di euro all'anno.

Ma la decisione presa dal Consiglio di Gabinetto della Merkel è coraggiosa, in aderenza con gli obiettivi imposti dalla UE. Il piano 20-20-20 dell'Europa impone infatti l'aumento del 20% delle energie rinnovabili e la riduzione del 20% delle emissioni dannose entro il 2020. I tedeschi, però, faranno di più e punteranno al 35-35-22, che in parole povere significherà ridurre le emissioni di CO2 del 35% ed aumentare le energie rinnovabili del 35% entro un arco temporale di poco più ampio, il 2022 per l'appunto.

Una svolta clamorosa per la Germania, che ora punta sul futuro dell'energia pulita, investendo risorse finanziarie e strutturali. Ma la decisione dell'esecutivo trova forza nel sentimento anti-nucleare provocato dai recenti avvenimenti mondiali, in particolare il collasso della centrale Fukushima in Giappone e la review sulle centrali avviata dalla UE.

La Germania ha deciso però di non riavviare gli otto impianti già sospesi, tornando ad un piano che risale all'epoca di Schroeders.

Un'altra scelta si profila per la più florida economia europea, almeno nel breve e medio termine. Si torna al gas, meno inquinante e meno costoso del petrolio.