Bilanci e prospettive, di solito, sono attività da fine anno.
Dicembre è però un buon periodo solo per i bilanci, ma non lo è per fare previsioni. Istintivamente, infatti, si tende a proiettare sull'anno successivo quello che è successo in quello che si va a concludere. Una previsione fatta a dicembre suona invariabilmente astratta, meccanica ed estrapolativa.
Proviamo allora adesso, mentre marzo sta per concludersi, a tracciare un bilancio provvisorio del 2016 e a disegnare qualche scenario possibile per la fine dell'anno. È come in una battaglia. Prima che cominci si crede di avere un'idea di come finirà, ma già dopo qualche ora di combattimento la prospettiva cambia e si fa molto più realistica.
Il primo trimestre, come ben sappiamo, ha avuto una caduta profonda e largamente inattesa dei mercati seguita da un altrettanto forte e inatteso recupero.
Le motivazioni addotte per la caduta sono state molte. Ci sono stati prima la geopolitica, poi il
petrolio in caduta libera, poi la
crescita cinese, poi il
cambio del renminbi, poi la
caduta generalizzata delle materie prime, poi la
crisi di fiducia nelle banche europee e poi il
rallentamento della crescita americana. Di tutte queste cause l'unica decisiva, a nostro avviso, è stata l'ultima.
(Nell'immagine: I Nove Pesci. Raffigurazione tradizionale cinese)
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