(Teleborsa) - Le
banche europee e il
sistema finanziario sono
resistenti ad eventuali shock, molto più di quanto non lo fossero prima della crisi.
Lo ha ribadito ieri il presidente della Banca Centrale Europea,
Mario Draghi, in occasione di un'audizione al Parlamento europeo.
Una rassicurazione, quella del banchiere, quanto mai necessaria alla luce del
recente panic selling che ha fatto perdere ai titoli bancari europei quasi un quarto del loro valore.
Secondo Draghi le massicce vendite sul comparto, in particolare su alcune big quali
Deutsche Bank e
Societe Generale, non sono altro che una
reazione all'outlook economico peggiore del previsto, oltre che al
crollo delle commodities, ai
bassi tassi di interesse e alla
regolamentazione più stringente. Quest'ultima, comunque, ha permesso agli Istituti di credito di rafforzarsi a livello patrimoniale, ha precisato.
Il numero uno dell'Eurotower ha poi
smentito l'ipotesi che la BCE possa acquistare i crediti in sofferenza delle banche nell'ambito del quantitative easing, spiegando che invece la Banca Centrale
potrebbe accettare le sofferenze cartolarizzate come collaterale nelle operazioni di finanziamento, a patto che rispettino determinati requisiti.
Quanto alle
banche italiane, Draghi ha
smentito l'esistenza di negoziati con l'Italia per favorire lo smaltimento dei crediti inesigibili. "Non c'è alcun negoziato con l'Italia sull'acquisto di sofferenze delle banche italiane, non compriamo assolutamente niente" ha dichiarato.
A livello economico, secondo il Presidente
la ripresa è moderata, gli
investimenti restano deboli e il
settore delle costruzioni non si è ripreso.
Se la BCE dovesse rilevare un aumento persistente degli "effetti secondari" dei cali del petrolio sull'inflazione, oppure se risultassero problemi alla trasmissione della politica monetaria a causa delle tensioni dei mercati, "se uno di questi due fattori dovesse comportare rischi per la stabilità dei prezzi,
non esiteremo ad agire" ha affermato, chiedendo poi ai governi centrali di fare la loro parte.
Inoltre, alla ripresa
devono contribuire anche le riforme e le politiche strutturali, ha aggiunto.