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Titoli di Stato: crolla il mito dell'investimento sicuro e garantito

Economia
Titoli di Stato: crolla il mito dell'investimento sicuro e garantito
(Teleborsa) - E' passata sotto traccia la notizia che dal 2013, cioè da quest'anno, in estensione alla norma che istituisce il fondo salva stati, meglio conosciuto come ESM, tutti i paesi Europei sono obbligati ad applicare le Cause di Azione collettiva (CAC) sui titoli pubblici di nuova emissione. Anche l'Italia dovrà osservare questa procedura, come si può leggere nel comunicato stampa diffuso dal Ministero dell'Economia e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 18 dicembre dell'anno scorso. Le CAC sono delle vere e proprie clausole vessatorie allegate ai titoli pubblici di nuova emissione e sono previste per i titoli con scadenze superiore ai 12 mesi. Acclarato che l'Italia fa parte dei paesi aderenti all'ESM, per quanto ci riguarda i titoli assoggettati a queste clausole sono i BTP e i CCT, oltre ai CTZ, cioè i cosiddetti "BOTTONI", i Bot con scadenza a 24 mesi. Le CAC danno ad uno Stato che versa in una condizione di crisi sul suo debito sovrano, la possibilità di ricontrattare interessi e scadenze con gli investitori e di proporre agli stessi uno scambio con obbligazioni di tipo diverso. L'unico vincolo per l'emittente è che i titoli emessi con le CAC non possono superare il 45% dell'intero ammontare emesso nel corso dell'anno. Cosa significa questo per gli investitori? In breve significa che ogni paese europeo, in caso di necessità, potrà legittimamente ricontrattare interessi e scadenze, disattendendo gli accordi originari, in quanto sostanzialmente troppo gravosi e, di fatto, insostenibili. Il limite del 45% non può essere ritenuto un parametro di salvaguardia, in quanto facilmente ridiscutibile visti i tempi, per cui salta totalmente il mito del concetto di garanzia che il debitore, nello specifico lo Stato Italiano, dovrebbe includere unitamente al piano di emissione e al collocamento sul mercato primario. L'investimento sicuro non esiste più in quanto, dal 2013, il fallimento di uno stato è previsto dalla legge.
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