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Italians choose better

Alle comunali è stata scelta, caso per caso, l’offerta migliore

C’è un nesso che lega tutti i risultati elettorali, da Mastella che prende il 52% a Benevento alla vittoria del M5S, che ha surclassato il Pd ai ballottaggi aggiudicandosi 19 sindaci, tra cui quelli di Roma, Torino e Carbonia, mentre il centrodestra è passato da 4 a 10 poltrone.

Chi mai, infatti, se non un politico navigato come Mastella può dare una mano a Benevento? E' stato un “voto utile”, forse il più utile di tutti.

A Roma, dopo l'esperienza fatta con i Sindaci Marino ed Alemanno, non valeva la pena rischiare, né con Giachetti, né con Meloni. Si volta pagina e viene eletta Raggi, con un vero plebiscito. Anche Marino ed Alemanno furono eletti sindaci con una larga maggioranza: i Romani lo sanno bene come va il mondo, morto un papa, se ne fa un altro. Figurarsi se si danno pena per un sindaco.

A Torino, poi, Fassino è stato considerato un po' come un limone ormai spremuto: detto onestamente, quello che poteva fare lo ha già fatto tutto. Appendino, invece, con il M5S apre nuovi fronti. Tanto, ormai, la Fiat non c'è più ed il vecchio accordo con il PCI sa di stantio. Anche alla borghesia torinese serve costruire un “ponte sul fiume Kwai”: responsabilizza il Movimento, affidandogli la Città. Dell'ex Pci, ora Pd, cinicamente non sa più che farsene.

Anche la elezione di Sala, a Milano, ha il suo perché: tra due candidati simili, entrambi manager prestati alla politica, va meglio quello che ha più stretti legami con il Governo, perché otterrà più speditamente i fondi promessi per la realizzazione del Polo della ricerca nell'area dell'EXPO. Parisi non era né carne, né pesce; anzi, avrebbe rappresentato solo un impiccio: un sindaco del Centrodestra a Milano, senza che il Centrodestra abbia una sua identità politica è un controsenso. I milanesi sono andati al sodo, anche loro: la sinistra che aveva sostenuto Pisapia non si è sfrangiata ed i sostenitori del M5S non si sono riversati su Parisi.

Merola a Bologna, candidato sindaco del PD, ha ottenuto un secondo mandato. Anche qui il calcolo degli elettori non ha fatto una piega: Bergonzoni, candidata della Lega, si sarebbe trovata come un pesce fuor d'acqua, a governare una Città in cui il disagio sociale è fuori controllo. Sarebbe stato un suicidio politico per la Città, isolata da tutto e da tutti, dalla Regione al Governo nazionale. Non è mica più il tempo di Guazzaloca, sindaco di Centrodestra nell'epoca d'oro di Berlusconi quando saltavano in aria l'una dopo l'altra le casematte storiche dell'apparato comunista, che aveva il monopolio in politica ed economia con il partito e le cooperative rosse.

A Trieste, Dipiazza è tornato a fare il sindaco, per la terza volta, dopo una non lunga parentesi. Anche qui, il voto popolare si è orientato verso la candidatura che offriva alla Città le migliori prospettive, senza avventure né inutili continuismi.

Il Centrodestra, tomo tomo, ha scansato tartufescamente il ballottaggio dove sapeva che avrebbe perso in malo modo. Si è rifatto negli altri Capoluoghi di provincia, conquistando ben dieci poltrone di Sindaco rispetto alle quattro di partenza.

Gli Italiani sono smaliziati, quando votano scelgono sempre l'offerta migliore.

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